Eterno Carnevale
Una sfilata di maschere, un affollarsi di demoni giunti in Malebolge da ogni girone infernale per una grande festa di carnevale, per un immenso banchetto di carne d’anime. Nessuno può mancare, da Minosse a Pluto, da Caronte a Gerione al Minotauro, da Cerbero a Malacoda e al suo seguito di diavoli sadici, furbi e sguaiati; dalle Arpie alla Medusa ai Centauri e, naturalmente, a Lucifero… Anche Bonifacio VIII partecipa al gioco, lui che ha trascinato le anime fuori dalla via del bene, lui che ha perseguitato gli innocenti per la sua ebbrezza di potere, facendo “strazio” della Chiesa dopo averla sposata con l’inganno. Una turba di demoni che ghermiscono con i loro artigli e i loro raffi il nostro tempo, le nostre speranze, i nostri sogni, la nostra vita. Fuori di noi, nei giochi violenti e fraudolenti del potere, nella cieca avidità di poltrone e troni, nell’incontenibile bramosia dell’avere. Dentro di noi, nel gelo di ogni nodo non sciolto, nelle aride rovine di ogni odio non trasformato in amore, nella pietrificazione dell’io in uno ieri ormai morto. Siamo ancora in Malebolge e nulla è cambiato… Nulla può cambiare finché non troviamo il coraggio di sottrarci all’eterno carnevale di maschere vuote e di ghigni atroci per aprire gli occhi al nostro cielo e “riveder le stelle”. La novità, nella mia interpretazione dell’Inferno, è che mancano i gironi danteschi: i demoni sono tutti in un unico “luogo”, stipati nell’incubo di tenebra dell’inconscio.
Inoltre il mio Lucifero non ha le dimensioni gigantesche di quello che ci appare nell’ultimo canto dell’Inferno, perché vi ho voluto rappresentare la banalità del male, di quel male che silenziosamente ci corrode ogni giorno mentre noi volgiamo gli occhi altrove e che si nutre delle nostre assenze, della nostra indifferenza, dell’ubbidienza umile e dimessa a idoli inconsistenti e crudeli che ci inducono a tradire noi stessi.
PUBBLICO
Per realizzare quest’opera ho usato una gamma variegata di tinte che ho mescolato sulla tavolozza mirando ad ottenere un effetto ”anticato” che può trasportare lo spettatore nell’epoca di Dante, lontano eppure eternamente presente.
RIFERIMENTI ALL’INFERNO DI DANTE
Canto III: Caronte; canto V: Minosse; canto VI: Cerbero; canto VII: Pluto; canto IX: Medusa; canto XII: il Minotauro e i centauri; canto XVII: Gerione; canti XVIII-XXX: Malebolge, e in particolare: canti XIX e XXVII: Bonifacio VIII; canto XXXIV: Lucifero.
SCHEDA TECNCA
- AUTORE Elisabetta Spighi
- DATAZIONE 2019
- DIMENSIONE 100 x 75 cm
- COLLOCAZIONE Castello di Poppi dei Conti Guidi
- TECNICA Pittura ad olio su tavola lignea
- GENERE Arte Dantesca